L’Italia immaginata alla radio tra Bussi, con le escursioni sul fiume Tirino e Popoli, la città delle acque e chiave dei tre Abruzzi.

veduta di Popoli Terme
veduta di Popoli Terme

“Tutto l’Abruzzo è intriso di tempo; è un luogo che lentamente si spoglia del proprio passato, che custodisce una storia difficile, scabra. Vi sono città antichissime e città meno antiche, ma in tutte il tempo perdura con una pazienza, una lenta ostinazione che affascina. (Giorgio Manganelli)

 

Con un’altra frase di Manganelli che ci affascina e che ci rende più vicini ai luoghi abruzzesi andiamo adesso a scoprire altri paesi che hanno solleticato la nostra curiosità. Un viaggio sensoriale che parte dalla sfera auditiva, nell’ascolto alla radio dei nomi di paesi, che suonano sì sconosciuti ma che già nel nome trovano modo di suscitare la voglia di essere scoperti.

Siamo ancora sulla A25 Roma-Pescara ma stavolta ci soffermiamo sui nomi di un’altra uscita molto interessante: Bussi e Popoli.

Dopo le scorpacciata legate alle prelibatezze di Pratola Peligna il nostro percorso riprende da Bussi sul Tirino (Busce in abruzzese), comune italiano di oltre 2 mila abitanti della provincia di Pescara.

il borgo di Bussi

Il territorio comunale, dove cui si uniscono la Valle del Tirino e la Val Pescara, è compreso nell’area del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Il paese è attraversato dal fiume Tirino che nasce dal sistema acquifero di Campo Imperatore e dopo un percorso carsico di 25 km viene alla luce attraverso tre sorgenti, tutte nel territorio di Capestrano: sorgente di Capodacqua, sorgente di Presciano e sorgente del Lago. Lungo il suo percorso viene alimentato anche da altre piccole risorgive. Il suo nome proviene infatti dal greco “tritano” che significa triplice sorgente.

La denominazione Bussi deriva probabilmente dal nome della pianta del bosso (buxus in latino), dell’epoca italica e poi romana si ha notizia della torre di Sutrium, usata poi dai Longobardi nel VII secolo, ancora oggi visibile in località San Rocco.

Bussi interno del borgo

La prima menzione storica del castello di Buxio o Bussio risale al 1111, quando è indicato come confine esterno del territorio dell’Abbazia di San Clemente a Casauria. Nella Galleria delle Mappe Geografiche dei Musei Vaticani, volute dal pontefice Gregorio XIII e realizzate dal 1580 al 1585, si trova indicato l’attuale fiume Tirino con il nome di Buscio.

Dal Chronicon Casauriense di Giovanni di Berardo, si ha la citazione di Buxium nel 111, dove si descrive un borgo dotato di castello, che appartenne nel IX secolo all’abbazia di San Clemente a Casauria.

Fuori Bussi si trova ancora la torre longobarda, detta di “Sutrium”, ossia un avamposto fortificato a pianta triangolare usata per gli avvistamenti e il controllo sulla valle. Presso la torre sorse la cappella di San Rocco di cui restano ancora i ruderi, e la stessa località è detta di San Rocco.

Bussi centro storico

Nel 1092 alcuni stabili del castello erano posseduti dall’abbazia di San Benedetto in Perillis, nel 1021 si ha la prima notizia sulla chiesa di Santa Maria di Cartignano, appena fuori dal paese, uno dei monumenti simbolici di Bussi, usata come grancia benedettina dell’abbazia di San Liberatore alla Maiella.

Sul corso principale troviamo la chiesa di San Biagio, costruita nel trecento anche se oggi ha un aspetto barocco. La pianta è a croce latina con una navata interna e il campanile è una torre quadrangolare.

Bussi Chiesa di San Biagio

Molto interessante il Castello Mediceo che si trova nella parte più alta del paese. Costruito dalla famiglia Angiò nel XII secolo, appartenne alla famiglia dei conti Pietropaoli di Navelli e successivamente alla famiglia De Medici (XV secolo).

Nel 1889 al nome semplice di Bussi, per evitare casi di omonimia con altri centri italiani, si aggiunse “sul Tirino”, specificando il fiume che lambisce il paese. Tuttavia in molti segnali stradali, nonché tra le genti abruzzesi, il paese è ancora chiamato semplicemente “Bussi”.

Bussi sul Tirino

Bussi è conosciuta anche per il bombardamento, durante del nucleo industriale di Bussi Officine operati dagli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, che da impianto idroelettrico nei primi anni del ‘900, dove si produceva clorito sodico e l’acido cloridrico, fu trasformato durante il fascismo a partire dal periodo coloniale in Libia e utilizzato per la produzione del gas mostarda, un acido estremamente dannoso vietato dalla Convenzione di Ginevra del 1925. Nel 1943-44 gli alleati bombardarono ripetutamente queste fabbriche.

Fuori dall’abitato ci sono molte interessanti attività legate alle meraviglie naturalistiche della zona.

La prima fra tutte sono le escursioni in canoa sul Tirino, che viene definito tra i fiumi più puliti d’Italia.

bussi fiume tirino escursione in canoa

Un fiume nascosto che può essere percorso facilmente anche dalle famiglie.

Il Tirino ha un corso breve, 15 km che si snodano nelle province di Pescara e L’Aquila, toccando alcuni paesini e terminando nel fiume Aterno-Pescara. Non è molto battuto ma negli ultimi anni è diventata una vera attrazione turistica per il turismo familiare.

Una natura incontaminata e semi-selvaggia d’Abruzzo, pagaiare in acque trasparenti che danno vita a tratti di un azzurro caraibico, per fare perfino un tuffo nelle acque fredde del fiume.

L’eccezionalità del Tirino deriva dalla sua natura carsica e dalle sue tre sorgenti (Capo d’Acqua, Presciano e il lago sotto Capestrano). Provenendo da fonti risorgive, che scorrono per 25 km sotto terra, l’acqua rimane sempre pulita (e aiuta il fatto che non ci sia traffico e inquinamento). Inoltre il fiume, non avendo affluenti, mantiene la stessa temperatura di 11 gradi tutto l’anno, al punto che non ghiaccia mai nonostante le abbondanti nevicate della zona e lo si può navigare anche in inverno.

Le acque del Tirino sono addirittura potabili e vi cresce un’erba, la sedanina, un’erba edibile che ha un sapore caratteristico, un mix di sedano, menta e zenzero.

le acque cristalline del fiume Tirino

Oltre che con la canoa la zona è visitabile con escursioni a piedi o in mountain bike per un’esperienza totale da non perdere per conoscere una parte del vero Abruzzo.

Andiamo adesso a conoscere Popoli, dal 2023 ha cambiato denominazione in Popoli Terme e da sempre è detta anche “la città delle acque”.

una veduta di Popoli

Popoli Terme (denominato Popoli fino a luglio 2023) è un comune italiano di quasi 5 mila abitanti della provincia di Pescara in Abruzzo.

Il suo territorio si trova tra la parte bassa del fiume Aterno-Sagittario a nord-ovest, la Valle Peligna a sud e il massiccio della Maiella e sud-est.

All’interno del comune rientrano le Gole di Popoli, e da qui il fiume Aterno-Sagittario prende il nome di Aterno-Pescara o solamente Pescara.

Posizionata tra il Parco Nazionale della Majella e quello del Gran Sasso, Popoli Terme è una piccola cittadina immersa nelle infinite ricchezze naturali del territorio abruzzese.

altra veduta di Popoli

Nota come “città delle acque” per la presenza di numerose sorgenti termali benefiche e per la confluenza delle tre sorgenti che alimentano i corsi d’acqua della città: San Callisto, Giardino e Aterno-Pescara.

Le prime notizie di insediamenti umani a Popoli risalgono alla battaglia contro gli Ungari del 937 d.c.. Solo intorno al 1015, tuttavia, si può collocare una vera e propria realtà urbana, a seguito dell’edificazione del Castello da parte del Vescovo Tidolfo.

Dopo la concessione in feudo del 1269, la cittadina fu governata per secoli dai Duca Cantelmo, che ampliarono e rinforzarono il Castello, i cui resti ancora oggi dominano l’abitato.

La pianta urbana si è sviluppata nel corso dei secoli seguendo le caratteristiche idrografiche dei 4 corsi d’acqua che attraversano la città: e che confluiscono proprio a livello dell’abitato sgorgando nell’area urbana.

Popoli Terme fa parte della provincia di Pescara sin dal 1927, anno della sua costituzione, sebbene risultino più vicine Sulmona, Chieti, L’Aquila e Avezzano. Conta oggi circa 5 mila abitanti.

Tra le architetture religiose all’interno del borgo la Chiesa di San Francesco è sicuramente tra le più interessanti dal punto di vista artistico. Si tratta della chiesa principale affacciata su piazza della Libertà e fu fondata come convento francescano nel XIII secolo; le più antiche notizie sono tratte da un catalogo di frate Paolino da Venezia (1334) dove cita la chiesa nella custodia della diocesi aquilana e fu ricostruita e restaurata più volte fino al completamento della parte superiore della facciata e del campanile.

Chiesa di San Francesco

La facciata è l’elemento più interessante, divisa in due settori: la base gotica, e la parte superiore barocca con in basso un portale romanico a tutto sesto, con strombature gotiche. In asse col portale si trova il rosone in architettura gotica sulmonese, con la rosa sagomata ad ovoli e fusaiole, e contornata da quattro lobi con simboli degli Evangelisti. La parte superiore barocca, oltre il cornicione marcapiano, è più slanciata ed è abbellita da statue di santi, tra i quali San Giorgio a cavallo, al centro.
Il campanile turrito ha pianta medievale, ma la sommità è barocca.

La chiesa dei Santi Lorenzo e Biagio (XVI secolo) appartiene al gruppo delle “due chiese gemelle”, con la Santissima Trinità, in via Cavour. Benché sia una delle chiese più antiche della città, del XII secolo circa, con l’abside ricavata da un torrione cilindrico delle mura, oggi la chiesa si presenta in modesto stile barocco, con facciata ottocentesca, dovuto ad un restauro dell’originale romanico.

Il campanile è a torre quadrata, con cuspide piramidale, gemello di quello della Trinità.

nel centro del borgo di Popoli

La Chiesa della Santissima Trinità ha una facciata molto più ricca e scenografica rispetto a quella di San Lorenzo. Risale al XVI secolo, ed è stata completata nel 1734 con elargizioni di papa Gregorio XIII. La chiesa appare come un blocco unitario a pianta circolare, sopra cui si eleva la cupola su un tiburio ottagonale. La sobria facciata alterna nicchie e finestrelle, creando contrasto di luci e ombre, si articola in tre spazi separati da quattro paraste. A dare maggiori slancio alla facciata sono quattro anfore di pietra collocate sulla trabeazione. Il portale è chiuso da archivolto circolare, così come la finestra sovrastante. Il campanile turrito ha pianta parallelepipeda, terminante con cuspide, l’interno è piuttosto semplice, conservando di interesse una pala d’altare del 1557, altare ligneo seicentesco e una statua della Santissima Trinità del 1712.

Fuori dal contesto del borgo il Castello di Cantelmo vale una visita. Il castello aveva una struttura a pianta triangolare risalente all’anno mille con tre torri. La costruzione rientra nella tipologia dei castelli-recinto, un tipo di struttura difensiva altamente sviluppata in Abruzzo.

Popoli castello dei Cantelmo

La tre torri, le cui mura sono spesse circa un metro e mezzo, sono sempre state il simbolo della città di Popoli.  Il castello rimase abbandonato fino al 1997, anno in cui l’amministrazione comunale decise di attuare un opportuno restauro. Attualmente i ruderi sono visitabili. Ed è molto suggestivo osservare il castello anche di notte, grazie all’installazione di un impianto di illuminazione.

Questi luoghi e il borgo hanno antiche origini e sono punto di collegamento tra il versante sulmonese e aquilano con quello adriatico. Proprio per la sua posizione strategica sui traffici commerciali, in passato, Popoli era chiamata la “chiave dei tre Abruzzi”.

In particolare il modo di dire deriva dalle “gole di Popoli” dette appunto la “chiave dei tre Abruzzi”, in quanto, in passato, il loro territorio, per via della posizione centrale, costituiva un crocevia per raggiungere le province di Chieti, L’Aquila e Pescara, e per connettere, tramite la rete stradale che le attraversa, l’Adriatico con il Tirreno.

Concludiamo dicendo che la pittoresca posizione di Popoli, alle pendici del massiccio del Morrone e immersa in uno scenario naturale meraviglioso, ne fa una meta ideale anche per gli amanti del trekking e per le escursioni sui sentieri.

 

 

 

 

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