Solivagant: il viaggiatore solitario.

Solivagant - il viaggiatore solitario
Solivagant - il viaggiatore solitario

“I miei piani: vivere in solitudine nei boschi, tranquilla scrittura della vecchiaia, dolci speranze di Paradiso.” (Jack Kerouac)

“Quando si viaggia soli ci si sente ridicoli e disarmati” (Pier Vittorio Tondelli)

“I viaggiatori solitari stanno tra loro a distanza, come isole in un arcipelago: vicine, ma con il mare in mezzo.” (Gabriele Romagnoli)

 

Torna la rubrica “le parole di Latitudini” con un termine inglese poco conosciuto.

“Solivagant” deriva dal latino e ha il significato di “viaggiare in solitudine”.

Con una forzata traduzione italiana il “Solivago” rappresenta il viaggiatore che ama esplorare il mondo da solo.

Viaggiare soli: quasi un’esigenza per qualcuno. Negli ultimi anni è tornata in auge questa modalità di scoprire il mondo.

Risulta interessante capire le esigenze del viaggiatore solitario.

Questa rinnovata tendenza può essere spiegata in primo luogo e un po’ freddamente con i cambiamenti demografici avvenuti negli ultimi anni nella società occidentale e quella considerata in genere più sviluppata (il fenomeno legato ai “single” è molto ampio anche in Giappone). Oggi sempre più persone vivono sole. Infatti, quasi il 35% delle famiglie nei paesi sviluppati è composto da una sola persona e ciò può essere dovuto a diversi motivi.

Soffermandoci sul “Solivagant”, uno studio universitario condotto su questa categoria di persona si è concentrato sul profilo tipo dei viaggiatori indipendenti.  I “solivagant” sono per la maggior parte persone con una vita sociale attiva e un reddito elevato. Inoltre, le loro abitudini di viaggio sono diverse da quelle di altri tipi di viaggiatori. Infatti, i viaggiatori solitari preferiscono ad esempio partire in bassa stagione e con maggiore frequenza.

destinazione_mondo
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Ma quali sono i motivi per cui una persona desidera viaggiare da sola?

Anche se viaggiare da soli per alcune persone può mettere a disagio, ad esempio per sensazioni di inadeguatezza causate da costrizioni legate alla società di cui facciamo parte, ci sono molti benefici in questa tendenza.

La ricerca della libertà è la ragione principale di questo fenomeno. Viaggiare da soli significa poter modulare il proprio itinerario e le proprie attività secondo i propri desideri senza dover scendere a compromessi.

solivago sulla neve
solivago sulla neve

Per alcuni viaggiatori tutto questo è sinonimo di sviluppo personale. La solitudine diventa infatti un periodo di riflessione su sé stessi e porta una certa tranquillità. Uscendo dalla sua zona di comfort, il viaggiatore impara a conoscere meglio sé stesso. Per loro viaggiare da soli è un’esperienza che permette di crescere anche in autostima, in cui ti metti quotidianamente alla prova.

Inoltre la condivisione del viaggio, parte integrante della condizione di felicità di molte persone, per i “Solivagant” non viene persa perché viene fatta sul luogo e con le persone incontrate sul posto e durante il viaggio.

In questo modo di viaggiare si può fare quindi nuove conoscenze. È molto più facile incontrare altre persone quando si è soli che in gruppo.

Ci sono opere letterarie che rimandano al “Solivagant”, partendo dallo scrittore statunitense Jack Kerouac che raccoglie in una sua opera gli estratti delle cronache dei suoi viaggi, fino ad arrivare Pier Vittorio Tondelli.

Nel “Viaggiatore solitario” Tondelli descrive due temi centrali del suo sentire: il viaggio considerato come “l’incontro con l’altro” e l’apprezzamento per i momenti di raccoglimento nei quali elaborare quelle che lui chiama “le posizioni linguistiche dei sentimenti”.