Tycho Brahe e il sistema ticonico: il primo paraculo dell’era moderna.

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“Amo il pezzo di terra che tu sei, perchè delle praterie planetarie altra stella non ho. Tu ripeti la moltiplicazione dell’universo.” (Pablo Neruda)

 

Forse non tutti sanno che dopo il sistema geocentrico o tolemaico, che si basava sull’ipotesi che la Terra fosse collocata al centro dell’universo, ci fu più di una teoria sulla quale portare avanti gli studi di geografia astronomica.

Oggi tutti riconosciamo come valida la teoria copernicana detta anche eliocentrica, per la quale il sole si trova al centro del sistema solare e nel quale la nostra Terra non è altro che un pianeta come tutti gli altri.

Il sistema copernicano rovesciava la visione del mondo fisico-astronomica geocentrica ma anche la concezione filosofico-teologica antropocentrica. L’uomo non è più al centro dell’universo: un bel problema per la Chiesa e per tutti i cristiani dell’epoca.

I risvolti filosofici e teologici dietro a questa scoperta furono in tal senso molti e fu difficile accettarla nel sedicesimo secolo. Ne sono la prova i processi subiti da coloro che hanno decretato corretta la teoria di Copernico, come ad esempio il processo a Galileo Galilei che nel 1633 fu condannato dalla Chiesa al carcere a vita per eresia. Ricordiamo che siamo nell’epoca in cui il filosofo Giordano Bruno venne bruciato sul rogo sempre per eresia nel 1600 e divenne per tutti uno dei più importanti martiri del libero pensiero.

Ebbene questo lungo excursus iniziale per dire che nel 1588 un astronomo danese di nome Tycho Brahe propose un nuovo modello di sistema solare, detto appunto Ticonico o Ticoniano, che metteva un certo accordo tra la teoria geocentrica e quella eliocentrica.

L’astronomo danese, forte di una grande strumentazione che nessuna all’epoca pareva avere, con osservazioni accurate e quotidiane, propose la seguente rappresentazione: i pianeti come Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno ruotavano attorno al Sole, ma quest’ultimo, insieme alla Luna, ruotava attorno alla Terra. Rimaneva per lui intatto il sistema delle stelle fisse.

Con questa teoria il danese Tycho Brahe riuscì ad ottenere fortuna perché, mentre le osservazioni di Galileo Galilei sulle fasi di Venere portarono gli astronomi ad abbandonare il sistema tolemaico, era certo ben difficile, anche teologicamente parlando, accettare in tutto il sistema eliocentrico.

Basti pensare alle difficoltà di accettazione del mondo e della vita terrena come “valle di lacrime” nel momento in cui l’uomo e la Terra non si trovassero più al centro dell’universo. L’irreversibile conseguenza di non essere al centro dei pensieri del Creatore, seguendo in questo caso la dottrina cristiana.

Il cerchiobottismo del sistema ticonico permise per un po’ di tempo di gestire la difficile situazione del passaggio al sistema eliocentrico, che venne comunque progressivamente adottato nel periodo che viene definito “rivoluzione scientifica” e che inizia idealmente nel 1593 con la pubblicazione dell’opera di Copernico “Le rivoluzioni degli astri celesti”.

Tycho Brahe può comunque essere ricordato, senza volontà propria, come il primo grande paraculo dell’era moderna, mediando posizioni viste al giorno d’oggi distanti e inconciliabili.

Qui sotto un’immagine della Rundetarn, la famosa torre circolare dalla quale l’astronomo danese compì i suoi studi a Copenaghen.

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