Viaggio in Indonesia: alla scoperta di Giacarta.

Giacarta
Giacarta

“Laila cominciò a sentirsi un’estranea, essendo l’unica donna in quel posto fuori dal mondo. Quel posto era davvero fuori dal mondo, perché c’era solo una donna. Io”

(Ayu Utami, le donne di Saman 1998)

Mi sono sempre chiesto perché, nei vari viaggi in Indonesia di altre persone, non avessi mai avuto notizie o informazioni su Giacarta. Nessuna foto, nessun commento sulla città, nessuno che si fermasse per qualche giorno a visitarla. Voglio dire, stiamo parlando di una città di circa 11 milioni di abitanti, una delle più popolose al mondo, la capitale della quarta nazione per numero di abitanti a livello mondiale con circa 275 milioni di persone.

Ci sarà qualcosa da dire su una capitale così importante. Così prima mi sono documentato e poi sono andato alla scoperta.

La prima notizia che troviamo su Giacarta è il secondo posto a seconda degli articoli nella classifica delle città più inquinate al mondo.

Un primato non certo invidiabile che probabilmente scoraggia i viaggiatori dal fermarsi in città.

Noi abbiamo cercato di superare questi epidermiche ritrosie e ci siamo addentrati nella Kota, la città vecchia, alla ricerca dei colori e del sapore dato dal contatto con la gente del luogo.

jakarta - ragazze in piazza
jakarta – ragazze in piazza Taman Fatahillah

Nella kota abbiamo osservato tanta povertà, le precarie condizioni igienico-sanitarie, verificando però come i nostri parametri mal si coniugano con la cultura del luogo.

Il fulcro principale della parte vecchia di Giacarta è la piazza Taman Fatahillah, il cuore della vita di un tempo.

Molto interessante da visitare il mercato di Jakarta dove è possibile trovare il cibo tradizionale utilizzato per le pietanze indonesiane locali.

jakarta - mercato del pesce
Giacarta – mercato del pesce

La povertà è dietro l’angolo e tra i mercatini di cianfrusaglie e qualche bazar non è difficile trovare luoghi di desolazione che però non sono poi così dissimili a quelli delle nostre metropoli.

la povertà di Jakarta
la povertà di Giacarta

Pian piano ho compreso che dovevo raccontare per immagini questo incontro con Jakarta.

Ho fermato il tempo fotografando le persone: il viso, gli occhi, gli sguardi che chiedono soltanto di esistere nella loro bellezza, in una condizione difficilmente comprensibili per chi vive nella società occidentale.

la signora che cambia i soldi
la signora che cambia i soldi

Ho raccontato i mestieri, gli occhi di chi lavora nel quotidiano e che rende vive il mercato, quel luogo magico che propone un movimento continuo quasi consolatorio.

Così il ragazzo che porta il ghiaccio diventa quasi un’icona di Jakarta, la “ragazza afgana di McCurry”, quel simbolo della tradizione, quell’accettazione della disfatta che rimane, che senti negli odori a volte nauseabondi e che ti rimangono attaccati alle narici.

il ragazzo del ghiaccio
il ragazzo del ghiaccio

La povertà sembra una condizione imprescindibile e dalla quale non è possibile uscire, quasi una casta intesa nello stile di Verga, ma che non pesa a questo popolo, abituato più a vivere alla giornata che fare progetti nel futuro.

Jakarta, l’opulenza della città nuova con i suoi grattacieli e la città finanziaria, quella vecchia che tiene in sé le caratteristiche della povera gente, che dorme sotto i ponti delle sopraelevate che dalle periferie portano in centro. Una contraddizione non nuova e che riguarda le periferie delle metropoli di tutto il mondo.

La metropoli in lontananza
La metropoli in lontananza