Tristan da Cunha: l’isola più lontana dalla civiltà ha origini genovesi (e livornesi).

Isola di Tristan da Cunha
Isola di Tristan da Cunha

“Certe isole sono messe da parte per i naufraghi e sembrano ancora in attesa della leggenda giusta”.

(liberamente tratto da Robert Louis Stevenson)

 

Tristan da Cunha: il luogo più lontano dalla civiltà.

E cosa lega Livorno e Camogli a quest’isola lontana ai confini dell’oceano Atlantico?

Lo scopriremo nel nostro viaggio verso l’isola sperduta conosciuta con il nome di Tristan da Cunha.

L’isola è considerata uno degli insediamenti umani più remoti al mondo a causa della distanza dai continenti e della mancanza di porti e aeroporti. Può essere raggiunta dopo cinque o sei giorni di navigazione.

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Questo lontanissimo gruppo di isole nel bel mezzo dell’Oceano, si trova a più di 2mila km al largo della costa di Città del Capo in Sud Africa e a 4mila km al largo della costa delle Isole Falkland, a loro volta a circa 1500 km dalla costa dell’Argentina.

La capitale si chiama “Edimburgo dei sette mari”, si trova sull’’isola principale e conta circa 250 abitanti. I “tristaniani” sono formalmente sudditi della Regina d’Inghilterra. Parliamo infatti di “territorio britannico di oltre mare di Sant’Elena”, nonostante la stessa isola di Sant’Elena si trovi a circa 2.170 km di distanza.

L’arcipelago di Tristan da Cunha è composto dall’omonima isola principale, l’unica abitata e da una serie di isole disabitate: l’Isola Inaccessible, le Isole Nightingale e l’Isola Gough (situata a 350 km a sud-est dell’isola principale).

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l’isola_inaccessibile

Una curiosità tutta italiana è che tra i primi tre a stabilirsi sull’isola troviamo un livornese (Tommaso Corri). Inoltre due degli otto cognomi presenti nella popolazione locale sono di origine genovese (Lavarello e Repetto), tramandati da due naufraghi di Camogli, approdati nel 1892.

La scoperta dell’isola risale al 1506, quando il navigatore portoghese Tristão da Cunha, sulla rotta per il Capo di Buona Speranza, vide l’isola senza sbarcarvi e le diede il suo nome, Ilha de Tristão da Cunha.

Successivamente venne ribattezzata dagli inglesi in Tristan da Cunha Island e l’isola compare nelle mappe nautiche già dal 1509 e anche nella mappa di Mercatore del 1541.

Il primo sbarco sull’isola avvenne nel 1643 quando l’equipaggio della nave olandese Heemstede sbarcò per rifornirsi di acqua e viveri e lasciò una tavoletta con un’iscrizione. Inoltre tra il 1650 e il 1669 gli olandesi organizzarono due spedizioni di esplorazione senza però creare un punto di approdo fisso all’isola.

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Tristan_da_Cunha

Negli ultimi anni del XVIII secolo l’isola fece da appoggio a numerose navi baleniere e di cacciatori di foche.

La prima persona a stabilirsi sull’isola fu lo statunitense Jonathan Lambert, proveniente da Salem, che arrivò sull’isola il 5 gennaio 1811 assieme al marinaio americano Andrew Millet e al livornese Tommaso Corri, dichiarando l’isola di sua proprietà.

Dei tre primi abitanti dell’isola dopo un anno sopravvisse solo Corri, con il livornese che parlo della morte dei due compagni di avventura, durante una battuta di pesca, all’arrivo della nave inglese Semiramis nel 1813.

Il tentativo di colonizzazione venne portato avanti più per impedire altri scopi (gli inglesi volevano bloccare un’eventuale azione francese di recuperare Napoleone Bonaparte in esilio a Sant’Elena).

Il 28 novembre 1815 sbarcarono sull’isola 38 militari e 29 civili (di cui 10 donne e 12 bambini) che costruirono degli edifici sullo stesso posto dove ora sorge il villaggio.

William Glass e la moglie possono considerare i fondatori della comunità isolana.

A metà 800 soltanto le baleniere continuarono a navigare in quelle acque che si trovavano lontano dalle rotte commerciali.

Il 3 ottobre 1892 a bordo del brigantino Italia, che trasportava carbone dalla Scozia a Città del Capo con 16 membri di equipaggio, divampò un incendio per autocombustione in pieno Atlantico. Il suo comandante, il genovese Rolando Perasso, riuscì a governarlo in un viaggio durato sei giorni fino a farlo arenare sui fondali dell’isola, unico approdo possibile in mezzo all’oceano. Tutto l’equipaggio della nave si salvò, e dopo il fortunoso sbarco gli uomini furono ospitati dagli abitanti di Edinburgh.

Il 21 gennaio i naufraghi vennero recuperati dalla nave Wild Rose per essere trasportati a Città del Capo in Sudafrica ma due naufraghi, i camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, decisero di non tornare a Genova nonostante gli ordini del capitano. I due camogliesi rimasero per sempre, ebbero numerosi figli, e i loro tipici cognomi sono i due tra gli otto oggi presenti a Tristan.

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Tristan da Cuhna

Tra agosto e ottobre del 1961 vi fu una serie di eruzioni e un violento terremoto che costrinse i tristaniani (264 persone) ad ad abbandonare prima l’isola principale e poi tutto l’arcipelago.

Mentre il governo britannico considerava il trasferimento definitivo i tristaniani erano di avviso diverso, e la comunità con un referendum interno (148 a favore) decise per il rientro nel 1963.

Interessante osservare come, anche se la lingua ufficiale di Tristan da Cunha è ovviamente l’inglese; tuttavia sull’isola si parli un dialetto creolo, influenzato dalle origini dei suoi fondatori e formato da parole inglesi, italianeliguriolandesiafrikaansgaeliche.

Entrata nel programma di tutela Blue Belt del Regno Unito, oggi Tristan da Cunha è la più grande area marina protetta dell’Oceano Atlantico.

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Tristan da Cuhna_remotest island

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