Wabi Sabi e l’accettazione dell’imperfezione delle cose.

wabi sabi - giardino zen
wabi sabi - giardino zen

“Tramonta la luna, un corvo gracchia, il cielo è pieno di gelo.
Aceri dal fiume, luci di pescatori, il viaggiatore deve affrontare un triste sonno. Fuori dalla città di Xuzhou, dal tempio della montagna gelida, il suono della campana di mezzanotte raggiunge la barca del viaggiatore.”

(Cheung Chi, VIII secolo)

 “Da un tempio di montagna
il suono di una campana suonata a mano
svanisce nella nebbia”

(haiku, Yosano Buson, poeta giapponese del ‘700)

 

Per la rubrica “le parole di Latitudini” andiamo ad indagare il termine giapponese “Wabi Sabi”.

Originariamente, wabi 侘 aveva il significato di ‘dipendenza’ e 寂 sabi significava ‘solitudine’ o ‘distacco’.

Questa espressione ci parla di una visione del mondo incentrata sull’accettazione dell’imperfezione delle cose.

giardino giapponese
giardino giapponese

Nella cultura giapponese il concetto è spesso descritto come bellezza imperfetta, transitoria e incompleta.

Tale visione deriva dalla dottrina buddhista dell’anitya, termine sanscrito che indica l’impermanenza.

In particolare Wabi-sabi (ideogramma giapponese 侘寂) definisce una percezione estetica, tipicamente giapponese, basata sulla transitorietà delle cose.

Ponendo una domanda sul significato più intimo di questa parola, forse un giapponese risponderebbe con un lungo silenzio.

Non è scontato pensare che sia stata la visione occidentale della questione a voler definire un significato rapido e confinato di “bellezza delle cose imperfette”.

fontana di bambù
fontana di bambù

Dove nasce il silenzio dell’interlocutore giapponese? Dove risiede il dubbio? Dove si pone la questione dell’interpretazione?

La “verità” risiede nel problema della «traduzione», come ha correttamente descritto Kakuzo Okakura, autore del classico “Il libro del tè”.

“Una traduzione al massimo può essere solo il rovescio di un broccato, c’è tutta la trama, ma non la sottigliezza del colore o del disegno.”

Gli occidentali tendono ad associarlo con caratteristiche fisiche come imperfezione, rozzezza, età o alterazione.

Sebbene possano essere presenti, questi contenuti non sono né sufficienti né adeguati per trasmettere l’essenza del concetto.

Wabi sabi non è rigidamente collegato a un elenco di caratteristiche fisiche, piuttosto è una profonda coscienza estetica che trascende l’aspetto.

Può essere sentito, ma raramente verbalizzato, ancor meno definito.

wabi sabi giardino
wabi sabi giardino

La definizione di wabi sabi in termini fisici è come spiegare il gusto di una pietanza a qualcuno che non l’ha mai assaggiata, attraverso la sua forma e il suo colore.

Per vedere la sua vera essenza, non basta la sua apparenza, la si deve assaporare, per capirne la parte interiore.

Il termine wabi sabi è derivato da due caratteri condivisi da giapponesi e cinesi.

Originariamente, wabi 侘 aveva il significato di ‘dipendenza’ e 寂 sabi significava ‘solitudine’ o ‘distacco’.

wabi sabi introspezione
wabi sabi introspezion

Queste sono parole per i sentimenti, non per l’aspetto fisico degli oggetti. Il termine incarna una raffinata sensibilità estetica che era molto evidente nell’antica arte e letteratura cinese ancor prima che il concetto fosse diventato popolare in Giappone, attraverso l’introduzione del Buddhismo Zen e la cerimonia del tè.

Poesie legate alla parola Wabi Sabi evocano una coscienza estetica profondamente personale, un mix agrodolce di solitudine e di serenità, un senso di malinconia, incoraggiato dalla liberazione dall’ostacolo materiale.

Questo è il sentimento del wabi sabi. Si può sperimentare solo ruotando l’attenzione dall’aspetto esteriore verso l’interno.

Wabi sabi è un ideale estetico, uno stato tranquillo e sensibile della mente, raggiungibile imparando a vedere l’invisibile, eliminando ciò che non è necessario.